L’Italia conta ad oggi circa tre milioni di persone che lavorano a nero e se a questi tre milioni si aggiungessero le persone che effettuano più di un mestiere, la cifra passerebbe a circa 5 milioni di persone che vanno a costituire la cosiddetta piaga dell’economia sommersa, ovvero, l’insieme delle attività lavorative lecite non dichiarate allo stato, per cui il lavoratore non riceve le tutele riconducibili al suo status.
A risultare sommerso è esattamente 1/3 dell’intera economia italiana (dati derivanti dall’indagine L’Italia in nero, Rapporto sull’economia sommersa realizzato dall’Eurispes e dall’Istituto San Pio V di Roma) e nel dettaglio, fra i lavoratori del sommerso, è possibile riscontrare una maggioranza del sesso maschile rispetto al femminile, una concentrazione maggiore al sud rispetto al nord e una predominanza di persone economicamente inattive (studenti, casalinghe, disoccupati, extracomunitari). Per quanto riguarda, invece, più propriamente i settori dell’economia maggiormente coinvolti, anche qui è possibile effettuare delle considerazioni molto precise; sempre stando ai dati dell’indagine sopra menzionata, il tasso di irregolarità è così distribuito:
- 22% nell’agricoltura
- 5,9% nell’industria
- 19,7% nel ramo servizi generali
- 11% nelle costruzioni
Colpito maggiormente risulta il commercio dal punto di vista dei “servizi”, riconducibile al settore terziario, dove nel ramo “riparazioni” non risulta essere registrato ben il 19% delle unità lavorative. Generalmente tali unità effettuano riparazioni domestiche di varia natura (lavori di idraulica, elettricità etc) come lavoratori a domicilio autonomi che effettuano prestazioni su commissione. Il profilo corrisponde a persone dotate di una particolare conoscenza o qualifica al cui servizio di riparazione segue uno scambio irregolare del capitale (in riferimento al tasso di interesse stabilito dall’unità che effettua la riparazione in questione) in quanto, nella maggior parte dei casi, non viene emessa la fattura. Tale piaga però, non è dovuta soltanto alla libera iniziativa del singolo soggetto che effettua la prestazione, in quanto spesso è sempre più l’impresa titolare, supponiamo ad esempio un negozio di elettrodomestici, a contattare i tecnici per effettuare le riparazioni esternamente alla società su commissione.